Quando è stato istituito il canone RAI

Curiosità
Quando e stato istituito il canone RAI

Il canone RAI, una tassa che riguarda quasi tutti i cittadini italiani proprietari di un apparecchio televisivo, ha una storia complessa e interessante che merita di essere esplorata in dettaglio.

Origini e Storia

Il canone RAI fu istituito nel 1938 dal regime di Benito Mussolini con il Regio decreto numero 246 del 2 febbraio 1938. Inizialmente, questa tassa aveva lo scopo di finanziare la propaganda del regime fascista e veniva applicata principalmente ai possessori di radio, poiché il televisore era ancora un bene di lusso poco diffuso. La tassa iniziale era di 8 lire, un importo significativo per l’epoca, considerando che 1.000 lire dell’epoca equivalevano a circa 860 euro di oggi​​​​​​.

Evoluzione nel Dopoguerra

Con la diffusione della televisione negli anni ’50, il canone venne esteso anche ai possessori di apparecchi televisivi. Il passaggio da EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) a RAI (Radiotelevisione Italiana) nel 1952 segnò un’ulteriore evoluzione di questo tributo​​. Nel corso degli anni, il canone ha subito varie modifiche in termini di importo e modalità di pagamento. Ad esempio, nel 1954, il costo annuale dell’abbonamento TV era salito a 15.000 lire e nel 1977 si iniziò a differenziare il costo tra televisori in bianco e nero e a colori​​.

Controversie e Cambiamenti Moderni

Il canone RAI è sempre stato oggetto di controversie e dibattiti. Molti lo hanno considerato una tassa ingiusta o troppo onerosa, e nel tempo si sono sollevate numerose critiche riguardo alla sua gestione e utilizzo. Ad esempio, fino al 2012, c’era incertezza su quali dispositivi fossero soggetti al canone, con una definizione legale vaga che includeva apparecchi “atti o adattabili” alla ricezione delle trasmissioni. Questa ambiguità fu chiarita solo nel 2012, quando fu specificato che il canone era dovuto solo per apparecchi effettivamente in grado di ricevere trasmissioni televisive, escludendo quindi dispositivi come computer, tablet e smartphone​​​​.

Il Canone Oggi

Oggi, il canone RAI è integrato nella bolletta energetica, una modifica introdotta nel 2016 dal governo Renzi per combattere l’evasione fiscale e semplificare il processo di raccolta. Questa modifica ha anche comportato una riduzione dell’importo del canone, passando da 112 euro a 90 euro annuali​​​​.

Il canone RAI, da quando è stato istituito nel 1938, ha rappresentato un importante strumento di finanziamento per la radiotelevisione pubblica italiana. Questo tributo, inizialmente concepito come un mezzo per sostenere la propaganda del regime fascista, si è trasformato nel corso degli anni in una fonte di finanziamento per un servizio pubblico indipendente e di qualità.

La sua evoluzione riflette i cambiamenti storici e sociali dell’Italia, adattandosi alle esigenze di un paese in costante evoluzione. Nonostante le numerose controversie e le critiche, soprattutto in merito al costo e alla modalità di riscossione, il canone RAI ha svolto un ruolo cruciale nel garantire l’indipendenza e la varietà dei contenuti offerti dalla radiotelevisione pubblica.

Con l’introduzione del pagamento del canone tramite bolletta energetica nel 2016, si è assistito a un tentativo di modernizzare e semplificare il sistema di raccolta, pur mantenendo il suo scopo originario di finanziare un servizio pubblico essenziale. Questa riforma, pur essendo stata oggetto di dibattito, ha rappresentato un passo importante nella gestione del canone, rendendolo più efficace nel contrastare l’evasione fiscale e più accessibile ai contribuenti.

In conclusione, il canone RAI rimane una componente fondamentale del panorama mediatico e fiscale italiano, simbolo di un impegno verso la qualità e l’indipendenza dei media pubblici. Nonostante le sfide e le critiche, il suo ruolo nella società italiana e nella cultura del paese rimane inestimabile, offrendo una finestra sul mondo e una voce a tutte le componenti della società italiana.

Studiare la storia e l’evoluzione del canone RAI ci permette non solo di comprendere meglio la storia dei media in Italia, ma anche di riflettere sulle sfide che la radiotelevisione pubblica continua a incontrare in un’era di cambiamenti tecnologici e di nuove forme di comunicazione.


Fonti:

Foto@Pixabay

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